Cuba a modo mio

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Sono stata a Cuba nel 2011 con Noemi e Alfonso, compagni di viaggio e di mille avventure.

Disorganizzazione è la nostra parola d’ordine, riusciamo a fare macelli anche se ci affidiamo alle certezze di un viaggio organizzato.

Così siamo riusciti a scendere all’Avana invece che ad Holguin come inizialmente concordato, abbiamo percorso chilometri e chilometri in taxi pagando pranzi e cene a pittoreschi tassisti, abbiamo scelto un’ auto dai sedili leopardati senza finestrini e senza tergi cristallo che, poveri noi,  ci è costata vent’anni di vita sotto una pioggia tropicale mai vista. 

Il viaggio a Cuba è capitato tra capo e collo

Non lo avevamo immaginato, non lo avevamo programmato: è piombato nelle nostre vite come un figlio inaspettato, ed è cresciuto con noi. 

Un’associazione, con cui abbiamo sporadici rapporti culturali,  ci ha chiesto di far parte della loro “brigata”.

Cuba A&V

Noi ci siamo guardati in faccia e abbiamo affidato i nostri destini di inconsapevoli viaggiatori alle mani esperte di un tour operator convenzionato con la struttura.

Nel giro di un mese abbiamo fatto tutto: destinazione provincia del Granma

Il  viaggio a Cuba è stato un avvicendamento di emozioni.

Ci siamo commossi per la  straordinaria umanità in evoluzione quando abbiamo visitato scuole, università, cliniche, ospedali, tv locali.

Cuba A&V

Ci siamo sbellicati dalle risate quando ci hanno chiesto di improvvisare un discorso pubblico ufficiale davanti a  sindaci e ad organizzazioni parastatali.

Da quelle parti si usa così: io dalla mia, non mi sono tirata indietro e sono stata bravissima.

Abbiamo approvato la politica della maternità consapevole tra le campesine.

Siamo entrati in contatto – direi visceralmente – con la popolazione, tanto che il forte senso di socialità e partecipazione che caratterizza l’Isola Grande mi ha fatto riflettere sul senso di appartenenza a una comunità.

Un incontro nella storia di Cuba

Fatale, per la sottoscritta,  è stato l’incontro a Media Luna con una figura storica importantissima: Celia Sanchez Manduley.

Ho visitato, con un certo coinvolgimento, la casa museo dell’icona rivoluzionaria femminile che insieme a Fidel Castro si occupò di organizzare la resistenza.

Cuba A&V

Di Celia si dice che fu come la giustizia: umana ed esigente.

Una donna, che ho percepito esempio per tante cubane.

Mi sono fatta un’idea precisa: la Sanchez ha sicuramente  dovuto sacrificare il talento e lo spessore umano-politico per non fare ombra ai suoi maggiorenti.

Celia, dopo aver ricoperto nel corso della sua vita ruoli politici di rilievo, morì di cancro all’Avana nel 1980.

Gli studenti Cubani

Con la Sanchez Manduley nel cuore abbiamo proseguito il viaggio incontrando gli studenti stranieri  che a Cuba studiano medicina presso l’Università del Granma.

A Cuba i ragazzi indigenti provenienti da Africa, Sudamerica e da alcune isole del Pacifico, e possono accedere gratuitamente ad un’istruzione accademica in cambio di servizi socialmente utili.

Per avere una buona istruzione questi studenti passano quattro/cinque anni lontani dalle famiglie di origine e si applicano, in segno di gratitudine verso il sistema scolastico cubano, nella cura dei giardini pubblici, nelle attività ricreative per bambini e nelle attività di informazione sulla salute per la terza età.

Mi è sembrata una gran bella cosa.

Cuba A&V

Nel giro di una settimana è avvenuta la nostra emancipazione dall’associazione.

Salutati i compagni impegnati nelle celebrazioni della figura di Carlos Manuel de Cespedes, il padre della patria che lottò per la libertà degli schiavi, abbiamo proseguito il viaggio soli soletti risalendo l’ Isola Grande.

Dalla Provincia del Granma all’Avana i cubani sono stati i veri protagonisti della nostra avventure: vecchi e nuovi resistenti che continuano a scrivere – in ogni senso –  pagine di storia dell’America Latina.

Una mattina “quasi normale” a Cuba

Una mattina a Santa Clara nel patio di un’incantevole casa particular, mentre assaporavo ad occhi chiusi una fetta di mango succulento, abbiamo avuto il privilegio di una visita “dell’immigrazione”.

Mostrati i nostri visti, siamo stati colti da un’improvvisa crisi di ridarella che ci ha fatto apparire più idioti del solito.

Cuba A&V

Con uno spagnolo maccheronico abbiamo cominciato a descrivere la nostra avventura cubana tra farfalle notturne giganti e pelose, ramarri dai mille colori e sedili maculati di taxi sgangherati.

Più che viaggiatori alla scoperta di un paese sconosciuto, abbiamo fatto la figura di mangiatori di funghetti allucinogeni.  

Compresa la situazione, il soldato in divisa ha bevuto il suo caffè, ha capito di aver di fronte tre rimbambiti e ci ha salutato scrollando la testa.

Una volta arrivati all’Avana sono stata presa da una buona dose di sconforto.

Nel nostro quartiere i cumuli di spazzatura hanno toccato nervi scoperti.

Abbiamo però avuto la fortuna di conoscere Giustino Di Celmo, padre di Fabio di Celmo che morì per mano del terrorismo anticastrista nel 1997.

Con Giustino, che di mestiere fa il commerciante, abbiamo visitato la parte più ricca della città, quella delle ambasciate e quella dei residenti stranieri.

Che strano effetto rispetto al resto.

Cuba A&V

Giustino di Celmo ci ha raccontato di aver conosciuto Cuba prima e dopo la rivoluzione.

La sua stima per i Castro e per il popolo cubano lo porta a restare, nonostante la sciagura del figlio.

Il rispetto è reciproco: Di Celmo ha diverse attività nelle quali impiega molti lavoratori cubani.

Tra un incontro e una birra, Cuba ci scorre tra le dita..

Nei giorni successivi, dopo una dose di emozione e commozione dovuta alla visita della mostra dedicata a Fabio di Celmo, ci siamo trascinati mosci e sudati  per la città alla ricerca di ombra e frescura.

Ovviamente: missione fallita.

Chissà perché non siamo andati al mare.

Tra un tentativo e l’altro di visitare la mostra fotografica del “Che” e gli inesistenti laboratori artistici organizzati dal figlio Camillo Guevara, ci siamo scocciati di recitare la parte degli pseudo intellettuali e abbiamo deciso di concederci qualche ora di svago tra acquisti e bevute. 

Abbiamo chiuso la nostra avventura partecipando a una festa di quartiere davvero pazzesca.

Gli ingredienti?

Spontaneità, talento, improvvisazione, divertimento, canti, balli, racconti di vita, sfere di cristallo e riti strani, bamboline di pezza che volavano e birra cubana dal gusto improbabile hanno dato vita a una serata indimenticabile: quella di San Giovanni Battista, davanti a un falò in un quartiere sconosciuto dell’Avana.

Giada
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Giada

Sono di Genova, anzi della profonda provincia, la "montagnosa giungla". Non passa giorno in cui il pallino di un viaggio non mi stuzzichi: piccolo, grosso, lontano, vicino, romantico, avventuroso. Sono una pendolare, a volte zingara del tempo, viaggio di giorno e di notte per raggiungere il lavoro o semplicemente per non dormire nel mio letto.

2 pensieri riguardo “Cuba a modo mio

    • Ivan
      27 Gennaio 2016 in 21:58
      Permalink

      Ciao Nunzio, inserendo la parola CUBA nella casella di ricerca in alto, potresti trovare spunti interessanti..

      Rispondi

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