A tutto LAOS (zaino in spalla)!



A due anni di distanza da nostro viaggio in Myanmar decidiamo di tornare nel sud-est asiatico e più precisamente in Laos.
Avendo due settimane a disposizione e sapendo che gli spostamenti sono tutt’altro che rapidi decidiamo di dedicarci alla zona settentrionale del paese per evitare inutili sfacchinate e goderci il viaggio con la giusta tranquillità.
Il nostro viaggio verso il Laos, come sempre zaino in spalla, è iniziato da Chiang Rai, città della Thailandia settentrionale a circa due ore di autobus dal confine laotiano.
Chiang Rai è una tranquilla cittadina di provincia senza troppi turisti e che ha come maggior attrattiva il famoso Wat Rong Khun, detto anche “White Temple” che si raggiunge in poco meno di mezz’ora di tuk tuk dal centro della città. Il tempio è tanto impressionante e suggestivo dall’esterno quanto poco interessante all’interno.
L’intera struttura risale al 1997 ed è opera di un artista visionario che ha voluto prender spunto dalla Sagrada Familia di Barcellona: i lavori di fatto ancora non sono terminati e si pensa che il completamento non avverrà prima di altri cinquant’anni!
Chiang Rai è un ottimo punto di partenza per un trekking di qualche giorno nelle montagne della Thailandia settentrionale ma avendo in programma di farlo in Laos preferiamo gironzolare per la città e suoi mercati.
Per cenare segnalo il pittoresco Night Market dove si mangia molto bene a prezzi davvero irrisori.
Verso il confine
Da Chiang Rai partiamo la mattina molto presto con un autobus che in circa due ora ci porterà in prossimità del confine con il Laos.
Gli autobus partono dalla stazione che si trova dietro il night market e partono ogni ora a partire dalle sette del mattino.
Scesi dal bus ci sono già dei tuk tuk che aspettano per portarti direttamente alla frontiera: timbriamo il passaporto in uscita, una navetta ci porta al controllo laotiano e dopo aver sbrigato le varie formalità doganali eccoci finalmente in LAOS!!!
Il visto per il Laos viene rilasciato direttamente alla frontiera, basta avere con sé 35 USD e una fototessera.
Alla dogana troverete un ufficio di cambio valute e anche in ATM per prelevare direttamente moneta locale.
Fino al 2013 si oltrepassava il confine con una barca attraversando il Mekong.
Oggi invece è possibile farlo via terra tramite il ponte costruito tre anni fa fondamentalmente per consentire ai mezzi di trasporto pesanti provenienti dalla Cina di procedere verso la Thailandia con maggiore facilità…..forse forse era meglio la barchetta! 🙄
La prima cittadina che si incontra in Laos è Huay Xai ma noi ci facciamo portare direttamente alla stazione dei bus dove partiamo per quella che sarà la nostra prima vera meta laotiana: Luang Namtha, a nord verso il confine con la Cina.
Il viaggio durerà circa 4 ore e gli imprevisti non sono di certo mancati.
Poco prima della partenza l’autista si è improvvisato meccanico infilandosi letteralmente sotto all’autobus con un paio di “attrezzi” con la bigliettaia che lo osservava con aria preoccupata!!
Dopo essere partiti non è mancata nemmeno la sosta dal “gommista” per un veloce controllo…insomma le premesse non erano delle migliori considerando che il pulmino era super carico dentro e sul tetto ma con molta calma arriviamo a destinazione senza mai incrociare nemmeno un’automobile!
Trekking nel LAOS Settentrionale
Arrivati a Luang Namtha usciamo subito alla ricerca di una valida agenzia a cui affidarci per il trekking dei giorni successivi.
Ce ne sono a decine, ci facciamo fare alcuni preventivi e alla fine optiamo per la Green Discovery che ci propone un trekking di due giorni con una notte presso un villaggio abitato dall’etnia Khamu all’interno dell’area protetta di Nam-Ha.
Il giorno successivo di buon mattino conosciamo la nostra guida e gli altri compagni di trekking: saremo un gruppo di 7 persone composto da una coppia di viaggiatori tedeschi, due dal Belgio e una ragazza ceca che viaggiava in solitaria.
L’esperienza è stata intensa e appagante, si è camminato per circa 5/6 al giorno immersi nella giungla costeggiando fiumi e torrenti e trascorrendo la notte in una spartana ma bellissima casetta di bambù in un villaggio fuori dal tempo cenando tutti assieme illuminati solamente dalla luce della candela visto che non c’era corrente elettrica!
La popolazione del villaggio è molto timida e schiva, ma gentile e a suo modo accogliente.
Nessuno è interessato a venderti nulla.
Questa zona del Laos è interamente ricoperta di foreste in cui vivono più di 70 etnie diverse.
La guida ci ha confermato che c’è un forte impegno per sviluppare un eco-turismo il più sostenibile possibile da parte di tutti gli operatori del settore con l’obiettivo di non impattare troppo sulle popolazioni autoctone e sul loro stile di vita.
Le varie agenzie di trekking si sono divise equamente le zone su cui operare per evitare sovraffollamento e non è possibile attraversare un villaggio più di due volte in una settimana.
Lasciata Luang Namtha decidiamo di visitare alcune località leggermente defilate rispetto agli itinerari standard e ci dirigiamo verso Nong Khiaw, sonnolento paesino incastonato tra le montagne e il fiume Nam Ou.
Il viaggio per raggiungerlo è stato tutt’altro che tranquillo tra un autista che guidava come un pazzo tra le montagne e un passaggio di fortuna recuperato dall’autobus che trasportava una squadra di giocatori di pallavolo!
Nong Khiaw è un luogo tranquillo, ideale per staccare la spina e rilassarsi qualche giorno dopo il trekking ma offre anche itinerari interessati per passeggiate, escursioni e altre attività sportive all’aperto.
Il giorno successivo ci imbarchiamo per Muang Ngoi Neua, altro piccolo paesino incastonato tra il fiume e le montagne a circa un’ora di navigazione da Nong Khiaw e raggiungibile solamente via fiume.
Qui l’atmosfera è forse un po’ meno magica ma il paesaggio è ugualmente strepitoso e si può alloggiare in uno dei tanti bungalow sulla riva del fiume con tanto di amaca sul balcone!
Lasciato questo angolo remoto del Laos ci dirigiamo finalmente verso quella che è senza ombra di dubbio la meta più turistica e rinomata di tutto il Laos…
Luang Prabang
La città è un vero gioiellino e anche se molto turistica, ha saputo mantenere un’atmosfera rilassata e piacevole.
Il centro della città si posa su un’ansa del fiume Mekong ed è costellato di meravigliosi templi buddhisti alternati a edifici dell’epoca coloniale francese perfettamente conservati.
Abbiamo trascorso quasi tre giorni in questa città e ci ha letteralmente conquistato tanto che potrei definirla una delle città più belle del sud est asiatico che io abbia mai visitato.
Consiglio una passeggiata molto presto al mercato mattutino e la salita alla collina del Phu Si che domina la città seguendo l’itinerario suggerito dalla Lonely Planet: non abbiamo incontrato nessuno durante il percorso ed è stato molto bello.
Ci è stato invece sconsigliato di salirci all’ora del tramonto per l’eccessiva folla.
Per godervi un meraviglioso tramonto vi suggerisco invece la riva del fiume vicino a dove partono i traghetti per la sponda opposta, non c’è quasi nessuno e la vista è impagabile!
La sera la città pullula di bancarelle che vendono oggettistica di ogni tipo ma passeggiarci è molto piacevole e nessuno è mai insistente.
Molto invitanti sono anche le bancarelle notturne dove potrete cenare spendendo pochissimo.
Se invece volete concedervi una cenetta più strutturata non avrete che l’imbarazzo della scelta tra i molti ristorantini che offrono cucina francese rivisitata o degustazioni di cucina laotiana in ambienti molti belli ed eleganti senza spendere cifre folli.
Ogni mattina all’alba si svolge per le strade della città anche il famoso Tak Bat, la processione dei monaci per la raccolta delle elemosine (principalmente riso).
La curiosità ci ha spinto a svegliarci alle cinque per assistervi ma la spiritualità è rovinata dall’eccessivo affollamento delle strade principali dovuto a gruppi di turisti che vengono fatti sedere ai lati della strada donando anch’essi riso ai monaci.
Consiglio piuttosto di dirigersi nelle vie minori ed osservare in silenzio la popolazione locale.
Da Luang Prabang in giornata abbiamo raggiunto anche le bellissime cascate di Kuang Si con circa 45 minuti di tuk tuk.
Le cascate si trovano all’interno di un parco protetto e ci si arriva dopo una breve passeggiata dall’ingresso.
Appena entrati troverete anche un centro di salvaguardia degli orsi, che vengono curati e fatti vivere in una zona protetta dai bracconieri che farebbero vivere gli orsi richiusi in alcune gabbie allo scopo di recuperare la loro bile che viene utilizzata per la preparazione di alcuni medicinali.
“A un battito d’ali…”
Dopo Luang Prabang raggiungiamo la capitale Vientiane con un breve volo di 40 minuti con la Lao Airlines prenotato direttamente presso un agenzia pagandolo per assurdo molto meno della tariffa online!
Inizialmente l’idea era di prendere un altro autobus ma eravamo già provati dai lunghi trasferimenti precedenti e non avevamo alcuna voglia di farci altro 9 ora di minibus!!!
Vientiane è la prima vera e propria città che incontriamo nel nostro giro del Laos: qui ritroviamo dopo molti giorni le automobili e il traffico!
Le attrazioni principali si visitano in un giorno e per spostarsi da un luogo all’altro meglio utilizzare i tuk tuk contrattando il prezzo ogni volta!
Meritano una visita il Wat Si Saket, uno dei templi più antichi di Vientiane, il Patuxai che si ispira al Arco di Trionfo parigino e il Museo Nazionale del Laos che ripercorre la storia di questo paese corredata da moltissime testimonianze storiche nonché un ricco materiale fotografico che racconta le vicende più recenti.
“Epilogo Laotiano”
Con Vientiane si chiude il nostro viaggio in questo splendido paese che ha saputo stupirci e regalarci esperienze, incontri e sorrisi che difficilmente dimenticheremo.
Il Laos è un paese sicuro, si presta a essere girato con autobus e minibus il cui biglietto si può acquistare anche tramite le varie guesthouse anche se i tempi per gli spostamenti richiedono tempo e pazienza.
Il costo della vita è basso e la cucina è piuttosto semplice e meno varia rispetto alla vicina thailandese anche se si trovano molti richiami alla cucina francese, baguette e pasticceria compresa!!
Un antico detto francese di epoca coloniale diceva:
“I vietnamiti piantano il riso,
i cambogiani lo guardano germogliare…
e i laotiani lo ascoltano crescere”.
Al di là dell’antico significato che mirava solamente ad evidenziare la loro lentezza e pigrizia, queste parole esprimono e rappresentano quella che secondo me è la vera ricchezza di questo paese: il popolo laotiano!
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