Elefantentreffen: “Elefanti” nella neve
Il Raduno dei Raduni, Meta ambita “SOLO” per Viaggiatori TOSTI.
Vi sono diversi modi di “vivere” l’ inverno: sciare, poltrire al caldo e…imprecare in moto!!
Per quanto mi riguarda, negli ultimi due anni posso dire di aver imprecato molto: sono, infatti, entrato a far parte di quella ormai folta schiera di motociclisti che – aiutati dai sempre più avanzati indumenti tecnici – affrontano il rigido inverno in sella al proprio destriero gommato.
Non soddisfatto delle uscite nei dintorni del mio paese, lo scorso inverno (dal 01 al 02/02) mi sono “lanciato” nell’ eroica impresa di partecipare all’Elefantreffen, il raduno invernale per eccellenza.
Organizzato nella grande Cava di Loh, piccolo paese tedesco confinante con la Repubblica Ceca, l’ Elefantentreffen è il più antico e nobile ritrovo per motociclisti: tenutosi per la prima volta nel 1956 per commemorare il marchio di motocarrozze Zundapp, il quale fornì i mezzi all’ esercito tedesco nel corso della seconda guerra mondiale, il raduno vedeva confluire nella cava orde di “Elefanten”, questo il nomignolo con il quale venivano e vengono tuttora chiamati tali sidecar e dal quale, come ormai avrete capito, deriva il nome del raduno.
Per verità storica, tengo ad informarvi che in alcune occasioni l’ Elefantentreffen si è svolto nel circuito tedesco del Nürburgring e nella città austriaca di Salisburgo.
Ma chi partecipa e perchè?
Al moderno Elefantentreffen partecipano ormai moto di ogni tipo, ma una cosa è rimasta invariata: le condizioni avverse del generale inverno che caratterizzano il clima tedesco, le quali mettono a dura prova i temerari partecipanti.
Freddo pungente, nebbia, pioggia battente e improvvise nevicate, strade scivolose e costante brina sulla visiera: questi sono gli ingredienti del lauto pasto degli Elefanten di ieri e di oggi.
Vista la portata dell’ impresa, ho deciso di coinvolgere il mio fedele compagno di avventure Matteo e mio zio Diego in veste di supervisore (titolo meritato per la lunga esperienza motociclistica e per l’ età anagrafica).
Cosi il 58esimo “Jaher” (anno) è stata la nostra prima volta e come tale non la scorderemo mai, a partire dalla levataccia: il programma di viaggio prevedeva, infatti, sveglia alle 5 (dopo una notte insonne per l’entusiasmo), arrivo alla cava per le due del pomeriggio con sosta pranzo, divertente visita allo “zoo degli Elefanti” e pernottamento all’ hotel Wimmer a Schӧllnach, un paesino a 10 Km da Solla.
Prima che parta una serie di ingiurie dai puristi del Treffen, vi blocco!
Noi siamo sì mototuristi insani mentalmente, ma non sprovveduti: la scelta è ricaduta sull’hotel perché, dopo 630 Km al freddo, trascorrendo una notte di baldoria in cava (alla quale non ci saremmo di certo sottratti!) saremmo partiti per il rientro in condizioni pietose e ciò avrebbe alterato la nostra percezione del raduno trasformando un’esperienza entusiasmante in un incubo da film horror.
Abbiamo infatti potuto verificare che coloro che dormono in cava rimangono a Loh per tutta la durata del raduno (3 giorni), quindi hanno tempo di adattarsi alle difficili condizioni e recuperare le forze.
Finalmente si parte
Le prime centinaia di chilometri ci hanno messo subito alla prova: cielo ancora scuro, freddo e pioggia ininterrotta ci hanno fatto preoccupare e ci hanno spinto a chiederci – data l’inesperienza – se fossimo ben equipaggiati.
Risposta affermativa: l’oscurità è stata illuminata dai fanali delle nostre moto e gli indumenti tecnici ci hanno riparato da freddo e pioggia.
Ho iniziato a rilassarmi e un largo sorriso si è aperto sotto il casco: da quel momento ho iniziato a godermi il viaggio!
Dopo la breve parentesi del Brennero col rischio neve entriamo in Austria e ad Innsbruck sorpresa: ci accoglie il sole! 😆
Passata l’Austria entriamo in Germania avvicinandoci sempre più al luogo del raduno: la centrale nucleare di Landshut segna l’inizio degli ultimi 100 chilometri durante i quali finisce l’autostrada ed il paesaggio diventa un saliscendi di colline innevate che dividono la Germania dalla Repubblica Ceca.
Il cartello stradale che indica la direzione per Praga ci impressiona: essere cosi vicini in pieno inverno ad una delle città più fredde d’Europa ci ha fatto capire la dimensione dell’impresa!
Miraggio all’orizzonte, siamo arrivati
Solla: prima strada a destra, il continuo afflusso di moto ci fa capire che siamo nella direzione giusta. Gli ultimi 5 chilometri mi provocano le palpitazioni dall’entusiasmo.
Le moto parcheggiate ai lati della strada formano un “vialetto” con vista sulla cava verso il luogo di culto dei mototuristi polari: siamo arrivati!
Tante piccole “formichine” nella neve, paglia e fango si muovono tra le tende di questo insolito accampamento, il fumo e la musica dei chioschi, i fuochi del bivacco e gli immancabili litri di birra; mi fanno sentire questo posto subito mio.
Felici di aver raggiunto il raduno ci abbracciamo e scattiamo la foto di rito sotto allo striscione di ingresso dell’Elefantentreffen.
20 euro è il costo di iscrizione che comprende un adesivo, un sacco per l’immondizia e un’”utilissima” guida con la storia del raduno scritta in tedesco (io non parlo neppure l’inglese… 🙄 ).
Il prezzo da pagare è minimo rispetto allo spettacolo che mi si presenta all’ingresso: la cava, a forma di imbuto, mi ricorda i gironi danteschi nei quali più si scende verso il centro e più i partecipanti danno sfogo alla loro follia con corse in salita improvvisate.
Vediamo da vicino gli extraterrestri
E’ un pittoresco mondo di persone che ridono e scherzano, dove ci si prende in giro e si litiga amichevolmente col “nemico” tedesco tra i mezzi a due e tre ruote più strani creati per l’occasione e i mille colori delle tende dell’accampamento.
Nel marasma si vedono moto di ogni genere: dai nuovi mezzi ancora in rodaggio alle mitiche endurone degli anni 80/90 (progenitrici delle super commercializzate ADV di gran moda) e non mancano ovviamente i sidecar, veri protagonisti del raduno, che con i loro 60 e più anni di storia resistono alla sfiancante tre giorni nel fango.
L’odore del fumo delle grigliate e dei bivacchi impregna i vestiti di ruspanti personaggi e professionisti “incravattati”, perché l’Elefanten è trasversale: è il luogo nel quale ogni motociclista vorrebbe stare, dove ci si aiuta contro il freddo, dove chi scende con la moto in cava è un figo, dove tutto per quei tre giorni è consentito, dove chi vi arriva davvero se lo merita.
Trascinati dai mille spettacoli che la cava offre il tempo vola di colpo purtroppo ci accorgiamo che il sole è calato: ci piange il cuore mentre ci allontaniamo dal brusio di voci e motori e ci rendiamo conto che il vero simbolo del raduno non è la neve ma il fuoco, elemento che ci lega dalla notte dei tempi ed avvicina le persone.
Coccole Alemanne
I 10 Km che ci portano all’hotel scorrono veloci tra curve a gomito e risalite in compagnia di un gruppo di (immancabili) connazionali diretti alla nostra stessa meta.
Il tipicissimo Hotel Wimmer ci accoglie con inaspettato calore: oltre, infatti, al piacevole calduccio emanato dalle stufe a legna, abbiamo trovato al nostro ingresso un ometto sull’ottantina – proprietario dell’albergo – che, pur non spiaccicando una sola parola di inglese, ci ha “coccolati” con una squisita cena a base di manzo e canederli seguita dall’intrattenimento musicale che ha funto da ninna nanna consegnandoci alle braccia di Morfeo nella nostra deliziosa camera!
L’avventura non è ancora conclusa, si riparte!
La mattina successiva la sveglia suona alle 7: un’occhiata fuori dalla finestra ci basta per renderci conto che il meteo della giornata non promette nulla di buono. La partenza dall’hotel è immersa in una nebbia degna della pianura Padana che ci obbliga all’uso del navigatore: adattarsi ai primi chilometri è davvero dura poiché la densa coltre umida ghiaccia continuamente sulla visiera allo stesso ritmo con cui la temperatura scende a – 1,5°!!!!!!!
Ma il “bello” arriva in autostrada: la nevicata notturna ha trasformato la strada in un campo da calcetto saponato, la neve sciolta mista al sale crea una patina sopra la quale le moto fanno numeri degni di una gara di speedway.
Uno sbandatone improvviso mi fa subito capire che è meglio ridurre la velocità a 100 Km orari che rimarranno costanti per tutto il noioso viaggio di ritorno fino al confine con l’Italia: il cielo è plumbeo sopra di noi e… ho freddo!
Ma a riscaldarci ci pensa l’inarrestabile popolo dei motociclisti italiani: durante la sosta in autogrill veniamo rincuorati con strette di mano e pacche sulle spalle di “colleghi” di ritorno dalla grande avventura.
Si riparte per l’ultima prova: il Passo del Brennero! Una furiosa nevicata ci avvolge ma, quasi per magia, nel punto più critico la neve si tramuta in acqua… siamo in Italia.
Ci sentiamo importanti e inarrestabili, effetto Treffen! Pure la mia mascotte di peluche – Treffy – mi sembra fare l’occhiolino.
Al casello di Mantova Nord uno scambio di battute col casellante mi riempie di orgoglio:
“ – Arrivi dal Brennero pure tu??? [come i motociclisti che mi avevano preceduto]
– No, dalla Germania…
– Ma tu sei pazzo!!!”.
Stesso commento che avevano fatto i miei genitori alla notizia che avrei partecipato all’Elefantentreffen: al che mi scappa una sonora risata!
Il bilancio
Arrivo a casa: mi sento appagato e soddisfatto.
In fondo il Treffen è una metafora della vita: un viaggio a tratti faticoso che però riserva belle sorprese e grandi soddisfazioni, dove cadi (letteralmente!) ma ti rialzi, nel quale misuri le tue capacità di superare gli ostacoli – anche mentali – e prendi coscienza dei tuoi limiti senza però sentirti sconfitto.
La Cava è, a mio parere, l’esempio di come la vita dovrebbe essere: la condivisione di un’esperienza eccezionale con molta altra gente sconosciuta che si propone di aiutarti anziché stare a guardare e condivide con te il suo fuoco, dove nasce una solidarietà che purtroppo è raro trovare nella società ma che dovrebbe tornare ad essere il fulcro dei rapporti umani.
Lunga vita al Treffen, al prossimo anno Elefanti!
- Elefantentreffen: “Elefanti” nella neve - 10 Settembre 2014