La mia esperienza al Campo di Auschwitz-Birkenau con gli occhi di oggi
La mia visita alla città di Cracovia è stata solo la base per la vera meta del mio viaggio in Polonia: il campo di concentramento di Auschwitz e Birkenau.
Tranquilli non starò ad illustrarvi come sono composti logisticamente i vari campi ma spero di trasmettervi con le immagini quello che quei posti hanno trasmesso a me.
La storia “legata ai film”
Nella zona periferica di Cracovia è ancora presente una porzione della famosa fabbrica di Schindler, quell’imprenditore tedesco diventato famoso con il film “La lista di Schindler” che con la scusa della fabbrica di pentole ha potuto salvare migliaia di donne, bambini e persone meno adatte al “lavoro” del campo di concentramento.
La fabbrica in parte è stata ricostruita e trasformata in museo con foto, video dell’epoca, documenti e lo scrittoio con la macchina da scrivere che appena lo vedi, lì i mezzo alla stanza semi deserta, ti fa risuonare nella mente il ticchettio dei tasti come una cantilena che non si ferma per scrivere più nomi possibili.
Come lo vediamo oggi
Per visitare il campo di Auschwitz e Birkenau mi sono rivolta direttamente al sito polacco dedicato, preciso ed esauriente, poi da Cracovia in una mattina soleggiata in circa mezz’ora eravamo lì, nella campagna polacca.
I prati attorno erano verdi, il cielo azzurro, ma oltrepassato il cancello i protagonisti erano loro: gli edifici, i blocchi numerati, il loro grigio invadeva tutto attorno e tutto sembrava in bianco e nero.
Mi ricordo quando ero alla scuola media quando per la prima volta avevo letto i libri di Primo Levi e di Elie Wiesel, quelle testimonianze così reali che parlavano della vita quotidiana alla sopravvivenza, ma non avevo idea dei numeri delle persone coinvolte, della vastità dei luoghi, finchè non l’ho visto con i miei occhi…
In punta di piedi
Chi visita questi luoghi lo fa in silenzio, osserva, si immagina li in quelle stanze anguste, su quei letti a castello costruiti inclinati apposta per non consentire il riposo nemmeno notturno.
Chi arriva al Campo di Birkenau e vede quella rotaia che sembra perdersi nell’orizzonte immagina che passato quell’arco non ci saranno più prati verdi o cieli azzurri, ma solo un sottile filo spinato che ti separa per sempre dall’umanità.
Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore.
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