Viaggio in Birmania: ora si fa sul serio!
Il 12 Agosto 2013 è il giorno de “Floating along Mandalay“.
Dopo altre cinque ore di sonno – si inizia a migliorare – prendiamo un altro volo, il terzo di nove, e raggiungiamo Mandalay, altra capitale storica del Myanmar fino all’arrivo degli inglesi, nel 1985.
Qui conosciamo Irrawaddy, la spina dorsale del paese, il lungo fiume che spezza in due il paese e allo stesso tempo lo unisce.
L’ondeggiare lento e silenzioso su queste acque torbide tremendamente placide dà il ritmo allo spostamento della mattinata, lungo le rive dei villaggi, fra le stupe (altro nome delle pagode).
Restiamo senza fiato per la bellezza e accecati dal bianco abbacinante del tempio di Mingun, Mya Thein Tan, che fa da sfondo ai colori vividi di tappeti e donne che mercanteggiano, visi che non si dimenticano.
Cominciamo a fare conoscenza, ad accorciare le distanze: kyezubel (grazie) e mingelalbar (ciao) bastano per conquistare più di un sorriso.
Mentre proseguiamo lungo il fiume contempliamo il paesaggio, le nuvole strutturate e bassissime e il verde rigoglioso.
Primo souvenir, un ventaglio.
Nei due giorni che seguono, prosegue il nostro viaggio in Birmania, visitando altre pagode, monasteri e laboratori artigianali: lavorazioni di lamine d’oro, cotone, seta.
E godiamo di un altro tramonto spettacolare, questa volta dominato dal blu: quello sul ponte di teak più lungo del mondo, U Bein’s Bridge. Imperdibile.
Nella valle di Bagan
Un giorno lunghissimo il 14 Agosto 2013, 14 come le ore trascorse a bordo di un battello pubblico, stipati stretti stretti tra turisti e commercianti ambulanti del posto, risalendo ancora l’Irrawaddy, questa volta da Mandaly fino a Bagan che – indovinate? – è stata capitale del Myanmar.
Bagan ha rappresentato il più grande centro religioso del paese e, nonostante le maldestre ristrutturazioni operate con materiali inadatti dal governo sulla zona archeologica, e il tentativo non riuscito dell’Unesco di renderla patrimonio mondiale, quest’area di 10 km quadrati di stupe rosse e alberi verdissimi è uno dei paesaggi birmani più belli in assoluto.
Attraversiamo la regione muovendoci verso est in tre giorni, tra pagode e mercati in un caldo torrido e asciutto, decisamente piacevole.
Poi iniziamo ad assaporare qualche altura, il Monte Popa e l’altopiano ove è situato Kalaw: fa freddo ad oltre mille metri, le escursioni tra una città e l’altra, tra il mattino e la sera, sono stranianti.
Inle lake
I successivi quattro giorni soggiorniamo a Nyaung Shwe, vicino al lago Inle. Siamo al centro del paese, nello stato di Shan.
La giornata trascorsa sul lago, nel giorno del mio 30esimo compleanno, segna il culmine del viaggio. Il cielo è coperto e la pioggia fine, il suono delle canoe a motore è costante, ma pochi minuti sembra assorbirsi nel silenzio circostante.
In Thein, il mercato galleggiante, i laboratori tessili nelle palafitte, tutto di questa gente ci ha già conquistato.
Un volo ci riporta da Heho a Yangon.
Alcune ore di pullman, una in pick-up scoperto e un’altra camminando zaino in spalla in salita, in pieno rovescio monsonico e raggiungiamo il monte ove è letteralmente conficcato il Golden Rock, un’enorme roccia d’oro con tempio annesso, a strapiombo.
Passiamo una notte difficile, tra umidità, nebbia e muffa, la penultima in Birmania.
Dopo un ultimo passaggio a Yangon partiamo per la Thailandia.
Sei curioso di sapere come prosegue il nostro viaggio in Birmania?
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